Come migliorare flessibilità e forza con i sette tibetani
Ho conosciuto l’esistenza dei Tibetani tra il 1998/2000 quando iniziai a praticare yoga da autodidatta e comprai il DVD di Silvia Salvarani “ I 5 Tibetani”.
Allora incominciai a praticarli ma poi, strada facendo, li abbandonai per un problema al tunnel carpale che all’epoca mi creò molti disagi.
Nel tempo ho continuato il mio percorso yoga, ho approfondito altre conoscenze, ho incominciato ad insegnare yoga finché un paio di anni fa mi sentii chiedere da uno dei miei allievi: “ Conosci i Tibetani?”.
Mi accorsi che erano passati anni dall’ultima volta che li avevo fatti ed andai a ripescare il DVD di Silvia.
Li trovai molto più interessanti e sicuramente molto attuali.
Avendo seguito un corso di Fitness Posturale in cui si accennò alle Catene Cinetiche del Metodo Mezieres, mi resi conto di come con i Tibetani si andava ad insistere su quella anteriore e posteriore.
In effetti con il secondo rito, andando ad alzare contemporaneamente testa e gambe, notiamo che nella maggior parte dei casi gli allievi tenderanno o a piegare le gambe o ad alzare troppo il bacino.
Ciò proprio perché hanno la catena cinetica posteriore accorciata per cui il corpo, naturalmente, cerca un adattamento, una compensazione.
In questi casi consiglio prima di svolgere degli esercizi per rafforzare gradualmente gli addominali, sostituendoli al secondo rito momentaneamente. Poi via via li andranno ad affrontare proprio con le gambe leggermente flesse, senza che dopo 3 o 4 ripetizioni non riescano più a portarle su.
Con il terzo andiamo a compiere un lavoro di estensione degli addominali che prima hanno lavorato, compensando il lavoro di contrazione del secondo rito, favorendo quindi l’allungamento dei muscoli che con il solo movimento di contrazione rischierebbero di rimanere accorciati ed esteticamente brutti.
Con l’estensione ci ritroveremo con degli addominali non solo tonici ma anche allungati che ci daranno una postura diversa e sicuramente più elegante.
Con il quarto rito andremo ad estendere la catena cinetica anteriore, rafforzeremo le gambe, i glutei e le braccia, apriremo il torace ed allungheremo gli addominali.
Molti allievi provano difficoltà non avendo forza nei tricipiti delle braccia, nei muscoli dorsali e nei glutei per cui non riescono a portare sulla stessa linea ginocchia, glutei e schiena. Con loro comincio con l’asana dello Stiramento anteriore con la variante a gambe piegate.
Il quinto è il rito più completo: con Il cane che guarda giù andremo ad allungare la catena posteriore.
Anche qui chi non riesce ad allungare le gambe potrà effettuarlo con le ginocchia piegate, fin quando non avvertirà più tensione e dolore nelle gambe per poter poi effettuarlo a gambe tese.
Con la posizione del Cobra sollevato, infine, allungheremo la catena anteriore, rendendo la colonna vertebrale più flessibile, le braccia ed i polsi più forti, estenderemo ancora una volta gli addominali ed apriremo il torace.
Praticando il quinto rito sono riuscita con il tempo ad effettuare posizioni che solo fino a qualche tempo fa mi sembrava impensabile eseguire a causa dei miei polsi deboli, come la Gru.
Dopo quest’analisi spero che capirete perché considero i Tibetani attuali e consoni alle nostre esigenze di vita: sono veloci da eseguire e con le ripetizioni che gradualmente aumenteremo fino ad arrivare ai fatidici 21 acquisiremo forza, elasticità ed eleganza. Buono studio a tutti.
p.s.
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Barbara
La migliore insegnante di sempre !
Carmen Ronga
Ciao Barbara. Sei sempre molto cara e ti ringrazio, ma il cammino dello yoga è lungo ed inesauribile per cui devo ancora imparare tanto! Un abbraccio di luce!
Paolo
Vero, li ho provati per sei mesi e ho notato molti benefici, riconosciuti anche dalle persone che mi frequentano. Purtroppo ho interrotto ma riprenderò!