Il ruolo della donna, quando si fa l’amore (2 di 3)
Il ruolo della donna, quando si fa l’amore con amore, torna a essere quello della “levatrice”.
L’erotismo c’è, i corpi sono nudi, ma non è un fare volgare, perché l’obiettivo non è l’eiaculazione. L’obiettivo è il Cielo e nessuno sfianca nessuno.

La donna, nel suo percorso da levatrice, troverà il senso di sé e ridefinirà lo spazio della propria interezza, del proprio valore e della propria bellezza, senza più miserie.
La donna non conquista l’uomo per legarlo a sé. La donna si fa tramite per ricondurlo alla Casa della Luce. In questa pratica, dove “anche gli angeli sorridono…”, le movenze sexy e porno vanno a scemare, per non congestionare troppo l’uomo, il quale è già impegnato in un’operazione extra-ordinaria: trattenere il seme per trasmutarlo non solo a livello energetico, ma anche fisico.
Taluni sono spaventati da questa “inversione o iniaculazione”, ma se qualcuno si facesse coraggio e provasse almeno una volta al mese, nei giorni non fertili, quest’impresa da Cuor di Leone darebbe i suoi frutti, senza danni.
Il luogo è importante. I profumi. Lo sguardo, il contatto e tocco reciproco, come se i partner stessi fossero delle reciproche soglie spirituali.
Il passaggio da un’energia focosa a una calma, tiene acceso il fuoco sotto la cenere, senza consumarlo nell’immediato piacere dei sensi, quello a cui ci si affida anche solo per abitudine.
Il movimento nella penetrazione è completo, sinergico e fluido, accompagnato da una respirazione, il più possibile circolare, attraverso il naso. Possono esservi e vi sono spesso anche dei momenti dove l’erezione si affievolisce, ma non importa, basta continuare a respirare insieme – fare l’amore – contrarre il perineo e sollevare l’energia. Non c’è alcun giudizio.
In questa forma d’amore si è completamenti accolti e accompagnati dalla propria compagna, la quale può soffiare lentamente sul petto dell’uomo, massaggiarlo, fare delle lievi pressioni, per consentirgli di rimanere aderente al proprio cuore senza perdersi, e così la coppia resta unita, insieme, all’unisono, nel corpo, nel respiro, nei sentimenti e soprattutto nell’intento.

I pensieri della donna sono importanti perché vanno a impregnare i fluidi che condividerà con il proprio compagno, quindi occorre rinunciare a determinate fantasie, favorendo un monologo interiore più simile a una preghiera, a un’invocazione, quale sostituzione di un linguaggio più colorito e spinto, perché bisogna stare attenti a non sopraffare l’altro, presi dal desiderio di concludere.
“L’importante è finire”…famosa canzone, non va d’accordo con questa pratica.
L’intento non è più sfogare la tensione erotica attraverso i genitali, bensì coinvolgere l’intero corpo nel processo che associa piacere corporeo e desiderio metafisico di unione con se stessi, con il/la partner e con il Creato.
L’amore si fa in tre: lei, lui, il divino.
La reciproca contrazione perineale/pubococcigea dei partner risveglia l’energia sessuale e la convoglia, dove lo sguardo interno si posa, oltre il terzo occhio, attraverso un’ascesi di brividi, calore e godimento nella colonna vertebrale, sino a che si formi davanti all’occhio interiore la Visione, ogni volta più intensa, espansa, nitida, duratura. Più si matura nell’esperienza, più l’esperienza si presenta in tutta la sua incredibile ampiezza.
Essere insieme è anche questo accompagnarsi al di là dei corpi, ma una volta raggiunta la Casa della Luce, l’uomo vedrà la propria compagna nella sua essenza e potrà finalmente amarla di un amore incondizionato, perché dove c’è Luce finiscono i bisogni, le pretese e le rivendicazioni che affliggono anche gli amori migliori.

L’Amore incondizionato è ciò che accomuna il monaco realizzato, alla coppia che si riconosce alla Luce della propria essenza. Tutte le strade conducono a Roma o meglio, all’ amoR.
Questa dinamica è possibile portando attenzione durante l’atto, per incitare il percorso di risalita e controllo cosciente della spinta orgasmica, il che non significa stressare il decorso naturale fermandosi più volte in estremis (coito interrotto), bensì elevare progressivamente il godimento dalla pancia, al cuore, alla gola, alla testa mantenendo la reciproca tensione erotica senza il classico tracollo.
Il piacere è garantito per l’uomo, anche se l’eiaculazione non avviene esternamente.
Occorre però una grande fermezza e una forte chiusura a livello perineale e anale da parte di entrambi, per evitare la fuoriuscita del liquido spermatico.
Quando la corrente però è in risalita e si è già avvezzi nella pratica, è possibile dirigerla in un moto toroidale attraverso la respirazione.

La posizione durante il rapporto è quella del missionario, occhi negli occhi: lei sotto, lui sopra simulando l’asana del cobra – fase terminale del Quinto Rito – a gambe quasi unite, per favorire il mula-bandha o sigillo del pavimento pelvico.

Le mani della donna poggiano sulla schiena del compagno, riscaldando la zona sacrale dove resiede la kundalini e accompagnano la risalita dell’energia sessuale lungo il canale centrale – sushumna – della colonna vertebrale.
La respirazione è circolare e unanime. Non c’è fretta, c’è condivisione, attesa, pazienza, motivazione, contemplazione.
Nel momento cruciale, quando l’uomo inizia a sentire brividi, scosse, piacere… lei spinge i fianchi del compagno verso il basso, mantenendo il bacino e facendo la propria contrazione perineale mentre lui, inspirando fortemente, ritrae gli organi interni, chiudendo ermeticamente ano e pavimento pelvico, come nel Sesto Rito.

Probabilmente l’uomo noterà un differente sapore nella propria salivazione, una sorta di gusto metallico, ferroso o simile, difficile da descrivere.
la “pratica del cobra” conduce all’estasi
ma l’estasi è solo un picco emozionale
poi deve subentrare la volontà di rientrare in quella Luce anche da soli
Nella solitudine avviene il matrimonio mistico
L’uomo incontra nel proprio Sé, il Femminino e la donna incontra lo Spirito
Quando un uomo sperimenta una tale intensità
apre il canale ricettivo
la forza sessuale rigenerata lo collega allo Spirito
può così entrare in contatto con il proprio Sé
grazie alla donna che non l’ha preteso per se stessa
ma l’ha condotto a Dio
La donna con l’Io Sono esposto è completa in sé
e induce altre vite a ricercare la medesima integrità
per unificarsi al piano di Dio per la salvezza
L’estasi non fa anima in sé
ma è un elemento importante dello stesso vivere la vita
Ogni donna ha da acquisire questa tecnica
per portarla nella vita pratica del proprio compagno
affinché non sia più vista solo come donna, bensì come Levatrice
(Estratti da The Golden Book XIV)
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Marcello
Sublime descrizione di un amplesso fisico e spirituale fino all’orgasmo nonorgasmo divino.
Maurizi Antonio
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