IL Sesto Rito Tibetano per l’Amore di Coppia (Parte 1 di 3)
La pratica dei Riti Tibetani nasce nei monasteri, non solo come attività ginnica integrata all’ora et labora – prega e lavora – ma come dinamica rivolta a elevare l’impulso sessuale in una comunità maschile composta di anziani, adolescenti, giovani uomini e bambini, con tutte le problematiche del caso, poiché non sempre si nasce “già monacali” e la natura maschile non aiuta, anzi favorisce una produzione giornaliera di liquido seminale, atta alla continuità della specie… quindi il richiamo c’è e si fa sentire, monaco o non monaco.
La sequenza dei Riti, nutrendo i Chakras superiori, permette un contenimento delle pulsioni con lo scopo d’incanalare e indirizzare i fluidi sessuali verso l’ipofisi e l’epifisi, affinché possano instaurare il ponte di comunicazione per riaprire, a livello energetico, la fontanella e consentire un contatto cosciente con la realtà superiore.
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Dirigere volontariamente “verso l’alto” la propria energia sessuale è una vera e propria rivoluzione,
soprattutto in questo periodo storico, dove il ruolo della donna è gravemente snaturato dal femminino sacro, dalla sorellanza, dal buon senso di sé e l’uomo sempre più tartassato da immagini sensuali, mai come oggi così gratuite, esplicite e accessibili… chissà poi perché e a chi giova tutta questa “libertà”… non certo ai Signori Uomini, che a ogni eccesso di piacere – coito – perdono millilitri di vitalità, per quanto vi è ancora qualcuno convinto che sia uno sfogo quotidiano necessario… anzi, addirittura morire nella performance sarebbe il sogno di una vita!
Soffocati dai luoghi comuni e dai ruoli imposti dal sistema sociale, i Riti Tibetani sono ancora una risposta valida, soprattutto per gli uomini, perché sono concepiti da uomini per gli uomini.Una risposta da comprendere pienamente e adattare al quotidiano, anche con delle varianti più consone alla vita di coppia, perché chi pratica i rituali non sempre ha interessi ascetici e molti, nel dubbio, esercitano solo fino al 5. Rito, come se nel Sesto fosse latente un pericolo.
Ne parlo con schiettezza, perché dopo anni d’insegnamento mi vedo costretta periodicamente a rincuorare i partecipanti maschi sulla validità della tecnica di questo “tenebroso rituale” per la trasmutazione della sessualità e le domande sono tutte tenerissime: mi funzionerà ancora? Farà bene alla prostata? Il seme inespresso imputridisce? Cosa mi succederà nei pensieri?Questa è la mia preferita!
Visto che pratico dal 1997 desidero pertanto dare la mia testimonianza definitiva:
- il Sesto Rito non rende impotenti, non mortifica, non manda in avaria il sistema
- il Sesto Rito permette l’osservazione e la gestione del proprio impulso sessuale
- il Sesto Rito innanza al settimo cielo o settimo chakra l’energia vitale; i primi cinque Riti servono ad allenare e innalzare il quid energetico-sessuale sino ai chakras superiori
- il Sesto Rito è il Vero Elisir di lunga vita
perché il liquido seminale, non è solo un composto fisiologico di acido ascorbico, antigeni del sangue, calcio, cloro, colesterolo, acido citrico, creatina, magnesio, calcio, azoto, fosforo, potassio, zinco, pirimidina, sodio, sorbitolo, vitamina B12…ma è la quintessenza per creare un nuovo essere. Lo sperma contiene un quid eccezionalmente san(T)o.
La radice stessa della parola seme, significa sacro.
Perché allora avere ancora remore a eseguire il Sesto Rito per un massimo di tre volte
L’unica cosa che otterrete con l’esecuzione costante del Sesto Rito, oltre al benessere psico-fisico, alla longevità e al vigore, è la disattivazione del pilota automatico dell’eccitabilità, del turbamento, del sovraccarico emotivo per ogni nonnulla, con relativa spossatezza.
Evolvere la propria sessualità significa non essere più vittima di ogni provocazione interna ed esterna, giacché il desiderio sessuale diventa una scelta libera, non più un meccanismo incontrollato trascendente la volontà.
Prima di passare alla mia personale esperienza del 6. Rito nella dinamica sessuale della coppia, desidero portare ancora una volta l’attenzione ai monaci tibetani, ideatori dei rituali, i quali in solitaria, senza un partner, acquisiscono l’arte della rigenerazione, causando in se stessi l’androgino perfetto: l’unione del maschile e del femminile; la comunione dell’anima con lo Spirito. Progredire è pertanto il “compito umano” assegnatoci: si nasce, si muore (e se ci riusciamo) si ascende pure da soli.
Chi lo desidera, può optare per il piano B, quello dell’Eden e della coppia (anche quella che scoppia, tipo Adamo-Lilith, prima moglie, troppo esuberante sessualmente e quindi distanziata), per quanto questa dinamica – IL SESTO RITO TIBETANO PER L’AMORE DI COPPIA – sia chiaro, non è stata testata dai casti monaci, ma potrebbe esserlo da voi Insegnanti.
Come portare il Sesto Rito nella relazione di coppia?
La questione apre molti scenari, a partire dai partecipanti: l’uomo e la donna.
Uomo, veicolo fisico maschile (trasmittente) e corpo eterico femminile.
Donna, veicolo fisico femminile (ricevente) e corpo eterico maschile.
Altri accoppiamenti non sono previsti. Non è un giudizio, è un fatto: dall’unione del maschio e della femmina si genera l’androgino a livello fisico ed eterico.
Non un uomo e una donna occasionali, bensì una coppia vera, stabile, di amanti sinceri, con un orizzonte comune: il celestiale, anche perché l’uso del preservativo è da evitare, onde permettere lo scambio magnetico tra i genitali. Meglio attendere pertanto “giorni sicuri” onde evitare gravidanze inattese; non da ultimo avere “voglia”, ossia avere in deposito del materiale sessuale da trasmutare.
Chi pratica il Sesto Rito con regolarità, detto tra noi, tutta questo desiderio non ce l’ha, perché è stato sublimato, come da norma del Monastero. L’organo però funziona bene, per quanto non vi sia più la pressione genitale a farla da padrone. L’unione di coppia è certamente sempre possibile, ma non perché si ha necessità di sesso. L’impellenza si esaurisce nella pratica del Sesto Rito.
L’interruzione del 6. Rito, siatene certi, riporta tutto alla consueta “bestiale” normalità a cui siamo assoggettati, assuefatti, affezionati; occorre pertanto sapersi regolare e fare esercizio di autocoscienza: se sei single, fai il Sesto Rito per non patire le pene dell’astinenza. Se sei in coppia tieni con lei/lui un diario, che includa il ciclo mestruale, la luna piena e nuova, i ritmi della vostra pratica e le date dei rapporti.
Per le ladies sarebbe notevole segnare i giorni di maggior desiderio. Chi fa uso della pillola anticoncezionale avrà difficoltà a riconoscere i ritmi del proprio corpo, per questo sarebbe bene trovare una via meno invasiva, perché le donne sono sulla Terra per E S S E R E non per inibire l’espressione della Natura in loro.
Tanta roba? Eh sì, l’essere umano è vasto. Anzi, è un miracolo, ma torniamo al punto…
Il Sesto Rito tibetano, se si è in coppia, va fatto “su misura”, altrimenti ci si riduce a monaci in relazione, perché la passione cede il passo al reciproco amore incondizionato e fraterno. Ancora più roba di prima, avete ragione… occorre essere pronti per così tanta, troppa spiritualità!
Conviene fare l’amore con amore, senza più urgenza di carnalità e giacché “tutto è puro per i puri”, sarà l’amore e mai il sesso o la tecnica, a permettere l’apertura del Chakra del Cuore: stargate indispensabile per bypassare l’energia sessuale dai genitali alla testa, invertendo le priorità… come in alto così in basso.
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