Respirazione nei Riti Tibetani: resettiamo le idee!
Nel mio ultimo post ho focalizzato alcune riflessioni in merito alla modalità di respirazione nei Riti Tibetani.
L’ho fatto con la piena consapevolezza di continuare a documentarmi, sperimentare e condividere al fine di migliorare il mio percorso.
Purtroppo i recenti tristi accadimenti sismici (succedutisi a partire dal 24 Agosto 2016) hanno contribuito, fin da qualche giorno prima della scossa di Amatrice, a maturare in me un senso di percezione di dolore.
Si sono presentati fastidi vari a livello fisico ed emotivo e particolare disagio concentrato nei chakra maggiormente collegati con Madre Terra.
Tale situazione non mi ha permesso una pratica continua dei Riti Tibetani.
In particolar modo è venuto a mancare anche l’aspetto meditativo.
Il Settimo Rito abitualmente concludeva la mia usuale sequenza fin dai primi tempi di pratica post-corso.
Da un lato la pratica è stata fortemente penalizzata.
In compenso ho rivisitato tutti gli assetti teorici cercando di svincolarmi dalle non corrette teorie sulla respirazione nei Riti Tibetani.
Un recente confronto con la Maestra Silvia poi mi ha chiarito definitivamente le idee in merito.
Cosa interessante è che questo confronto telefonico è avvenuto qualche tempo dopo la ripresa della pratica mattutina dei Riti.
Come se fossero maturi i tempi per azionare un tasto di reset relativamente alle tipologie di respirazione nei Riti Tibetani non corrette che, consciamente od inconsciamente, eseguivo.
Respirazione nei Riti Tibetani: resettiamo le idee!
Cerco di spiegarmi meglio.
Nel mio post sulla respirazione nei Riti Tibetani sono evidenti delle impostazioni abbastanza generalizzate che non possono chiaramente essere riferite a tutti e 7 gli esercizi.
Per questo credo sia doveroso da parte mia, oltre al reset, anche fornire qualche chiarimento in proposito.
Per quanto riguarda i Riti esistono molti testi di riferimento, dai Kelder al Salvesen passando per il fondamentale Gillessen…
…ma riguardo alla modalità di respirazione durante ogni Rito, va necessariamente attuata un’opera di approccio critico sulla base di quello che la Scuola dei Sette Riti Tibetani ci ha insegnato.
Non sempre è quindi corretto quanto riportato nei testi.
A maggior ragione quando si parla di respirazione, va eseguita un’opera di normalizzazione in base a quanto insegnatoci correttamente dalla Maestra Silvia.
Non ritengo quindi appieno corretto il mio approccio generale espresso nel mio scorso post, in merito alla espirazione ed inspirazione rispetto ai movimenti riferiti a Madre Terra.
Cerchiamo di spiegarci meglio: credo che io debba fornire un debito chiarimento focalizzando più puntualmente quanto segue.
Respirazione nei Riti Tibetani: resettiamo le idee!
Nel Secondo Rito (l’Angolo) l’espirazione va associata alla salita delle gambe mentre l’inspirazione alla discesa delle stesse.
Ciò viene fatto per una maggiore protezione del tratto lombare che deve necessariamente integrarsi con lo schiacciamento a terra della colonna evitando pericolosi inarcamenti.
Nel Terzo Rito (l’Arco) l’inspirazione va associata all’apertura del Chakra del Cuore (in prevalenza su quelli anteriori) con conseguente espansione del torace.
L’espirazione è associata alla raccolta e chiusura curando la conseguente forte pressione nella zona addominale.
Nel Quarto Rito (il Ponte) l’inspirazione va associata alla salita verso l’alto del ponte (apertura dei Chakra anteriori, particolarmente Terzo e Quarto).
L’espirazione al ritorno in posizione di base a terra.
Nel Quinto Rito (la Montagna) l’inspirazione va associata all’apertura del Quarto Chakra (posizione del Cobra) e contestuale espansione del torace.
L’espirazione si attua nella salita del bacino verso l’altro (posizione della Montagna) con conseguente attivazione anche dei Chakra posteriori.
Chiaramente ho tralasciato Primo e Sesto in quanto già codificati con respirazione ad hoc, non soggetta a …tasto reset!
Il Settimo incentrato sull’aspetto meditativo con possibile associazione di mantra, ha di conseguenza una respirazione dedicata all’uopo.
Buona pratica a tutti!
Namasté
Sergio
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